domenica 24 luglio 2016

Apriamo gli occhi su uno stereotipo molto diffuso su Psicologi-Psicoterapeuti-


Lo psicologo psicoterapeuta non è un “tipo tranquillo”, non è freddo e distaccato, non è controllato, non è accomodante, non deve sempre essere tranquillizzante e sorridente, nemmeno troppo rassicurante. Soprattutto, non è perfetto, ma è semplicemente se stesso. E’ curioso, aperto all’esperienza del nuovo, è un buon viaggiatore ed un ottimo compagno di viaggio, vive di esperienze non di letture e seminari, non si coltiva in laboratorio ma ama e si mette in gioco da buon giocatore; accetta e coltiva le “giuste distanze” nei rapporti affettivi sociali e famigliari ; non ha la pretesa di governare le emozioni dall’alto ma si cala vivendole e poi sapendone separarsi, proprio come nel mito di Ulisse. Non è seduttivo, non assolve, sa ascoltare con tutto il corpo ed è pronto a separarsi dal suo paziente per mandarlo via, appena pronto, senza favorire dipendenze, né aspettative di reincontro: fa in modo che egli vada da solo verso il suo cammino esistenziale. Non ama le terapie lunghe perchè sa che c'è un tempo "critico" per il cambiamento (come nell'imprinting) oltre il quale si va nell'abitudine e nella dipendenza dalla terapia stessa.
Un bravo psicoterapeuta non cerca la tranquillità, il suo obbiettivo non è distaccarsi dalla vita e dalle scosse dure dell’esistenza. Lo psicoterapeuta deve essere costantemente “pronto ai mutamenti” come direbbe Goethe. Una “sana inquietudine” è il sale della vita ed il bravo terapeuta lo sa bene: diventa necessario, pertanto, che sia costantemente in contatto con le proprie emozioni , sentimenti ed il loro mutare, evitando di accomodarsi su certezze ed illusioni.

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